
Dott.ssa
Dietista
Nicoletta Bernabei
Il caffè...
Fino a qualche tempo fa il caffè veniva visto con sospetto dalla classe medica. Si tratta infatti di una sostanza ricca di effetti a vari livelli: sul sistema nervoso centrale, sulla pressione e il battito cardiaco e sul metabolismo. Nel dubbio era meglio sconigliare. "Il realtà, gli studi effettuati negli ultimi anni hanno ristretto molto le controindicazioni", afferma Fausta Natella, ricercatrice presso l'Istituto nazionale per le ricerche sull'alimentazione e nutrizione (INRAN) di Roma, "e hanno mostrato invece una serie di correlazioni statistiche positive." Il consumo moderato di caffè non è associato ad un aumento di eventi
cardiovascolari come infarto e ictus, sembra favorire il
mantenimento delle capacità cognitive nella terza età e
soprattutto mostra un effetto preventivo nei confronti del
diabete. In sostanza chi prende caffè corre un rischio
statisticamente inferiore di sviluppare il diabete.
L'effetto positivo e preventivo si è osservato anche in
consumatori di caffè deicaffeinato quindi non dipende dalla
componente più nota che è la caffeina. Si pensa che la caffeina
abbia addirittura un effetto opposto aumentando
l'insulino-resistenza. Non 'tutto' del caffè è positivo per questo
non possiamo assolutamente consigliare un aumento nel suo
consumo come strategia di prevenzione del diabete, infatti
la caffeina può svolgere qualche altro effetto negativo sulla nostra salute.
Gli aspetti benefici: i responsabili dell'effetto positivo del caffè sul
si pensa siano gli acidi fenolici. Sono sostanze presenti negli alimenti di origine vegetale e sono in grado di attivare o inibire il funzionamento di alcuni enzimi. Sembrerebbero ridurre la quota di zuccheri che finisce nel sangue andando ad agire sull'assorbimento del glucosio a livello intestinale; è possibile che quest'effetto protettivo si manifesti anche a livello dei tessuti periferici. Molti componenti fenolici hanno un'azione antiossidante, contrastano cioè l'azione dei radicali liberi sulle cellule. E' noto l'effetto positivo del resveratrolo contenuto nell'uva, e quindi nel vino o degli antociani presenti in modo particolare nella frutta di bosco. In sintesi il caffè (ovviamente preso senza zucchero o con dolcificanti) non va sconsigliato ai soggetti diabetici; potrebbe combattere quella sonnolenza e pigrizia che coglie dopo il pasto e stimolare a svolgere attività fisica invece di riposare. Gli effetti sul sistema nervoso del caffè variano da persona a persona.
Cosa succede? Entra in gioco sia un meccanismo di tolleranza, di abitudine dell'organismo che varia da persona a persona, sia un aspetto genetico. Alcune persone possono geneticamente metabolizzare più velocemente la caffeina mentre altre impiegano più tempo e quindi ne avvertono più a lungo gli effetti; ciò dipende anche ovviamente dalla quantità assunta (gli americani assumono con una tazza circa 180mg di caffeina, l'espresso italiano è una tazzina con circa 60-100mg di caffeina), la dose massima è di circa 4-5mg per chilo al giorno che equivalgono a 250/350mg per un adulto in buono stato di salute.
Per quanto riguarda il cuore, il caffè ha un'azione vasocostrittoria aumentando quindi la pressione, ma questo non implica una pericolosità maggiore per il cuore, anzi sembra ridurre rischio di infarto ed ictus, le controindicazioni insorgono al momento che si riscontrano nel soggetto problemi di ritmo cardiaco (aritmie, tachicardia, QT lungo).
Riassumendo...
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Il consumo di caffè, anche decaffeinato potrebbe ridurre il rischio di sviluppo di diabete;
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è probabile, ma non provato, che un certo consumo di caffè abbia un effetto positivo sull'equilibrio glicemico nellapersona con diabete. Sicuramente non ha un effetto negativo ma attenzione: non deve essere dolcificato!
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L'effetto sul sistema nervoso centrale varia da persona a persona;
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l'effetto vasocostrittore del caffè con il conseguente rialzo di pressione non è pericoloso per il cuore;
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alle persona che soffrono di aritmia o intervallo del QT lungo, la caffeina potrebbe essere sconsigliata.
